STORIE E RACCONTI DI ARMONICHE A BOCCA

THE BLUESMAN (di Tatiana Rafficoni)

Ascolta il racconto letto e interpretato da Lorenzo Pieri.

Sai niente di uno che gira soffiando in un'armonica? Se lo vedi te lo ricordi; invece di parlare, suona...E quando dovrebbe suonare, parla!

(C'era una volta il West) 


Dov'è? Dove è finita? Ah, eccola qui, nella mia tasca, al suo posto... Allora quello che si dice è vero, è vero che si sente freddo,e che si ripercorre tutta la vita......I campi! Quegli sterminati campi di cotone li riconosco! Sono quelli dove lavorava la mia famiglia. Ho il ricordo netto del caldo che faceva mentre ero lì, piccolissimo, insieme a mia madre, mio padre e ai miei fratelli. Il caldo e la terra, i miei cari e i loro amici, e le loro voci che intonavano canti gospel per tenere alto il ritmo del lavoro ed il morale. E quel suono fantastico. Fu li, tra il cotone nei campi, che conobbi il mio primo e più grande amore: l'armonica. Imparai a suonarla quando ero ancora piccolissimo, avrò avuto tra i sei e sette anni, da mio zio. Lui mi diceva sempre che avevo un talento innato, di sicuro sentivo una totale attrazione verso quell'oggetto così bello e luccicante.

Gli anni passarono in quei campi, con quel caldo, quelle persone e con quel cotone; gli unici momenti che mi facevano felice erano quelli trascorsi con Lei tra le labbra. La mia mente andava verso un mondo che non avevo mai visto, verso strade che non avevo mai percorso ma che, stranamente, erano ben vivide nella mia testa. Non ero fatto per stare lì, tra la terra e la polvere; il mio destino, sentivo, era altrove. Compiuti i 15 anni decisi di andare per il mondo, feci fagotto delle mie poche cose, salutai i miei fratelli, mia madre in lacrime e mio padre che, abbandonato per un attimo il suo sguardo severo, mi strinse la mano e mi diede qualcosa avvolto in un fazzoletto. Era un'armonica! Un'armonica tutta mia! Bella, scintillante, mia! Di costruzione tedesca con il corpo in legno e il suono potente. Con la morte nel cuore e le lacrime agli occhi lo ringraziai, lo abbracciai, consapevole che non l'avrei più rivisto, mi infilai l'armonica in tasca e me ne andai, senza girarmi indietro. Arrivai alla ferrovia e saltai dentro al vagone merci del primo treno che passò, ignaro della destinazione; pensai che qualsiasi posto fosse migliore di quei campi di cotone, che non volevo vedere mai più.

Passai molti anni a bordo dei vagoni merci dei treni. Conobbi molte persone nel mio errare: buoni a nulla, vagabondi, delinquenti ma anche musicisti, con i quali strinsi amicizia. Così che mi guadagnavo da vivere: scendevo vicino a qualche città, ogni tanto in compagnia, e mi mettevo per strada a suonare. A volte andava bene e mi assicuravo un pasto, altre andava decisamente peggio; allora cercavo di fare qualche lavoretto occasionale per guadagnare qualche moneta. Era dura la vita di strada, ma quei momenti passati a suonare facevano dimenticare tutta la fatica, tutta la gente che mi guardava schifata dall'alto al basso, tutto il freddo sentito dormendo in qualche angolo nascosto delle città...

Un giorno la svolta. Ero da qualche parte nel Mississippi, insieme al mio nuovo amico e chitarrista Robert, che suonavamo per strada, come sempre. Era una serata mite e sembrava andare bene. Sì, quella sera, finalmente, avremmo mangiato un pasto caldo! Dentro al cappello c'erano almeno due dollari! Ad un certo punto un uomo di mezz'età, alto e possente, arrivò e ci interruppe, chiedendoci di andare a suonare nel suo locale perché la band che era programmata per quella sera non si era presentata. In cambio ci avrebbe dato un pasto caldo, un bicchierino di Moonshine e un posto per dormire. Accettammo subito, non ci sembrò vero! Fu un successo così grande che Martin ci ingaggiò per altre serate. Finalmente la vita che avevo sempre sognato sembrava aver bussato alla mia porta. Ed io ero del tutto intenzionato ad aprirle.

Si sparse la voce nella zona di questo duo che faceva musica straziante ma che riempiva cuore e orecchie, di quell'uomo di colore che faceva l'amore con l'armonica e di quell'altro che lo seguiva così bene con chitarra e voce profonda. Io e Robert ci sentivamo i re del mondo! Incontrammo persino un produttore musicale che volle incidere i nostri pezzi su di un disco. Ci pensate? Un disco con la mia musica sopra! Chissà se i miei genitori mi sentiranno mai, chissà se sapranno mai che il loro figlio disertore è riuscito ad afferrare i suoi sogni...

Iniziammo a girare tutto il sud, suonando per così tanta gente da poter riempire il campo di cotone della mia infanzia. Era il mio sogno che si avverava. Ma avvenne anche l'inaspettato. Un giorno, mentre firmavo autografi, sentii un suono meraviglioso, un suono che avrei amato quasi più di quello dell'armonica, era la sua voce. Mi girai e vidi lei, Helena, bellissima, perfetta. La sposai, non potevo far altrimenti, era l'unica cosa su cui avrei poggiato le mie labbra con gioia oltre all'armonica, era casa, era amore, era la ciliegina sulla torta.

Sarebbe bello rivederla ora, Helena, per un'ultima volta. Sarebbe bello rivedere mia madre, mio padre, anche quei campi di cotone vorrei rivedere ma non credo che potrò: sento sempre più freddo, per fortuna che almeno lei è qui con me, nella mia tasca...

Questa sera sono uscito per esibirmi, qui in Arkansas, ed era tutto come al solito. Ho suonato al massimo delle mie capacità. Questa sera però non c'era Robert, questa sera aveva da fare, è appena diventato padre. Sono felice per lui, se lo merita. Finita l'esibizione sono sceso in mezzo al pubblico per firmare autografi, tanti mi volevano stringere la mano e farmi i complimenti, un paio avevano anche una copia dei miei dischi da farsi firmare. Una ragazzina addirittura mi è corsa in contro per abbracciarmi. Com'è bello il calore delle persone! Questa sera però non ho aspettato la chiusura del locale per uscire, perché ero molto stanco e volevo andare a farmi un bel sonno. Ho preso la porta sul retro e lì ho visto tre uomini nascosti nell'ombra che aspettavano qualcuno. Ho sentito solo le parole “Così impari a molestare le ragazze degli altri” e le mie forze sono venute a mancare. Non ho capito cosa stava succedendo. Molestare chi? Quale ragazza? Cos'è questo calore che mi esce dallo stomaco? Guardo in basso e vedo le mie mani sporche di sangue. Ora sono sdraiato a terra, solo, e sento tanto freddo; quasi come all'inizio della mia avventura, quando dormivo per strada, ma molto, molto di più. Tutta la vita mi passa davanti agli occhi, in un loop che mi tiene compagnia in questi ultimi istanti. Certo, non avrei mai voluto finisse così, ma in fondo sono stato un uomo fortunato, posso andarmene felice, con la mia compagna di vita stretta nella mia mano.

Dedicato alla memoria di Sonny Boy Williamson II e Little Walter.

La Tata.

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I campi di cotone dove nasceva il blues
Little Walter, un pionere dell'armonica
Sonny Boy Williamson II, un grande dell'armonica

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