“Non c’è niente da fare, sono stonato come una campana e sono negato per la musica.”
“Hai sentito quel ragazzo come suona? Ha solo tredici anni, si sente che è proprio portato!”
Ah si? Anche io quando andavo a lezione da bambino ero portato, precisamente era mio padre che mi portava con l’automobile, rimaneva con me tutta la lezione e poi mi riportava a casa.
Quando al termine di una performance qualcuno si complimenta con me e poi dice che a lui piacerebbe suonare ma è proprio negato, sento sempre il bisogno di esporgli questo mio punto di vista: intanto bisognerebbe eliminare dal vocabolario i termini assoluti ed estremi: essere negati per qualcosa significa davvero non potervi accedere; allo stesso modo, essere portati non significa che le cose arrivano magicamente da sole e senza impegno. Quello che dovremmo dire è che possiamo avere delle inclinazioni verso certe discipline e meno verso altre, ma alla base di tutto c’è il nostro modo di porci davanti allo studio in generale.
Quando mi sento dire “Io sono negato per questo…” faccio alcune domande chiedendo per esempio da quanto tempo la persona sta studiando, quante ore dedica al giorno alla pratica, che cosa pratica, come, in quale sequenza, e se lo fa da autodidatta o si fa seguire da qualcuno.
Prosegui in questa lettura e approfondiremo questo concetto...