STORIE E RACCONTI DI ARMONICHE A BOCCA

L'AMORE PERDUTO (di Stefania Moreo)

Il Parte prima

Agosto 2019, Cachora – Perù, ore 19:15. Il sole stava per toccare la terra all’orizzonte. Lo sciamano della foresta Hernan passò all’uomo bianco la tazza con ayauasca, così che l’altro cominciò a bere.

Aveva fatto un lungo viaggio dall’Europa per ritrovare le sue radici, capire cosa cambiare dentro di sè e sciogliere i nodi che lo tenevano imprigionato nel dolore di chissà quali vite passate. Il suo problema? Non era mai riuscito ad amare una donna. Le donne gli piacevano ma l’amore non lo conosceva.

L’uomo Iniziò a vomitare. Le gocce di sudore freddo vennero sulla fronte, e tremando come una foglia Roberto Pedro partì per il suo viaggio dell’anima. Il guaritore cantava nell’antica lingua inca accompagnato dal suo tamburo. Passarono quasi due ore prima che lo straniero si addormentasse smettendo di sudare. Il suo cuore si calmò, così come i suoi tremori.

Parte seconda

Josè, un ragazzino Peruviano di 16 anni, salvò la vita al braccio destro di un professore di storia dell’Università di Yale. Hiram Bingham fu quello che scoprì in Perù i resti dell’antica città inca chiamata Machu Picchu.

Era il primo luglio 1911 quando in un piccolo villaggio del Perù chiamato Cachora “Culla d’oro” arrivò un gruppo di studiosi archeologi americani: Hiram Bingham, il suo braccio destro Henry Palmer e un piccolo seguito di aiutanti. Si fermarono per fare scorte di cibo e riposare alcuni giorni.

La sera tra gli americani il whiskey abbondava e gli uomini restavano svegli fino a tarda notte, suonando vecchie canzoni del west accompagnati da un’armonica a bocca. Era Henry Palmer a suonarla, mentre un altro del gruppo dava insistenti pennate all’ukulele con le nodose dita. 

Josè amava la musica, suonava il flauto di pan a tutte le cerimonie e insegnava ai bambini più piccoli.

Una sera il giovane iniziò a curiosare dall’alto di un albero osservando l’allegro gruppetto. Era attratto dall’armonica che non aveva mai visto e dal suono degli accordi. Le melodie le suonava anche lui col flauto ma gli accordi non poteva farli.

Fu proprio al termine di una di quelle serate festose attorno al fuoco che mentre il ragazzo dormiva il suo cane cominciò ad abbaiare. Lui si alzò e vedendo che la bestiola non smetteva uscì di casa seguendola. Il cane lo portò dritto ai piedi di un dirupo dove trovò uno dei forestieri completamente sbronzo. Il giovane tranquillizzò il malcapitato e rientrò in casa, tornando dopo poco con il suo lama e una corda. Tirò fuori l’uomo dal dirupo e lo portò da lui dove venne curato per due giorni.

Una volta guarito Henry organizzò una grande festa per Josè e durante la cena gli regalò una delle sue armoniche migliori. Gli spiegò come suonarla e Josè imparò in fretta. Oltre a quel piccolo strumento l’americano diede al ragazzo anche un cavallo.

Parte terza

Stava per nascere il sesto fratello di Josè. Sua madre gli disse di andare a chiamare la curandera visto che ormai mancava poco. Il ragazzo corse come un pazzo, arrivò davanti alla porta e bussò. Fu allora che apparve Soledad, una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri setati, occhi che brillavano come stelle e labbra color ciliegia. Il ragazzo non riuscì a dire una parola, stregato da quel sorriso si sentì impotente. Dimenticò anche di sua mamma e del suo travaglio, ma per fortuna apparve la madre di Soledad che prese una cesta e corse verso la casa del giovane. La ragazza lo vide tirare fuori l’armonica dalla tasca. Josè si mise a suonare una dolce melodia: quella del cuore. “Dulce amor”. Non ci furono parole e la musica bastò a far parlare le loro anime. Quella sera ci fu una grande festa e Josè suonò finché ebbe fiato.

Ad ogni tramonto il giovane andava sotto casa della ragazza a suonarle qualcosa in cambio dei suoi sorrisi e di qualche bacio nascosto. Durante il giorno lavorava con il gruppo di esploratori e con l’arrivo della primavera partì con il gruppo.

Il 24 luglio scoprirono i resti dell’antica città di Machu Picchu. Lui conosceva quel posto, ci andava fin da piccolo e per lui era magico. Gli era sempre piaciuto suonare il suo flauto di pan sull’orlo del precipizio, ora col gruppo suonava l’armonica.

All’età’di 17 anni il giovane aveva già un cavallo, un’armonica tedesca di ottima fattura, un cane e un lama. Gli mancava solo una moglie.

Soledad aveva 15 anni quando si fidanzarono con il consenso dei genitori. Iniziarono a fare lunghe passeggiate a cavallo, lui la portava a Machu Picchu sul precipizio, le suonava l’armonica e lei cantava con la sua voce meravigliosa.

Una sera lui si inginocchiò, le prese la mano e le fece una promessa d’amore. Le disse che l’avrebbe amata per l’eternità, che il suo cuore apparteneva solo a lei e mai nessuna altra donna avrebbe preso il suo posto. Poi le chiese di sposarlo.

Il matrimonio venne celebrato il 3 agosto del 1913 e la cerimonia fu allestita al precipizio.  Tutto il villaggio si trasferì a Machu Picchu per tre giorni. C’era tanta musica. Il cibo abbondava e vennero anche gli Americani.

Nove mesi dopo Soledad scoprì di aspettare un bambino e Josè si emozionò. Pianse per la gioia.

Il giorno del parto Soledad perse le acque appena si alzò dal letto.

Dopo poche ore il ragazzo vide arrivargli in contro la suocera con due bambini in braccio e disse che erano due maschietti. Il giovane andò subito da Soledad che non stava molto bene ed era pallida per la stanchezza. La baciò.  I due bambini furono chiamati Pedro e Francisco. 

Alla sera accesero il fuoco per festeggiare, con i bimbi accanto e tutto il villaggio attorno. Durante la danza Soledad iniziò a stare male e nel giro di poco si ritrovò in un lago di sangue. Josè disperato andò a chiamare lo sciamano del villaggio ma al suo ritorno Soledad perdeva continuamente i sensi. Non ci fu molto tempo, i bambini piangevano. Josè si mise accanto alla moglie e le strinse la mano. Lei gli disse di prendersi cura dei bambini, che quando si sarebbe sentito solo avrebbe dovuto guardare i suoi figli negli occhi per ritrovare lei. Soledad chiuse gli occhi e non li riaprì più. Anche il fuoco perse la sua forza.

Da quella sera il ragazzo attraversò un momento difficilissimo e un pomeriggio prese il cavallo e sparì nelle campagne.

Tornò dopo sette lunghi giorni nei pressi del precipizio. Suonò l’armonica fino allo sfinimento e poi scavò una buca sotto un antico albero. Ci mise dentro il suo strumento e giurò che non avrebbe mai più suonato e che non avrebbe mai più amato una donna. Quando tornò al villaggio ritrovò i suoi due bambini. Era un uomo buono e con la testa sulle spalle ormai, così si prese cura dei suoi figli, portando il suo dolore fino alla vecchiaia.

Quando divenne anziano e sentì che il suo tempo stava per terminare andò sul precipizio. Scavò dove aveva nascosto la sua armonica anni prima e la recuperò. La regalò a uno dei suo figli. Poi morì da solo, all’ombra dell’antico albero.

Parte quarta

Agosto 2019, Cachora – Perù, ore 23:30 . Roberto aprì gli occhi, si guardò attorno e vide lo sciamano immobile davanti al fuoco. Ricordò ogni particolare del sogno. si sentì leggero. Raccontò ciò che aveva appena vissuto al guaritore che lo guardava come se già sapesse. Finalmente aveva capito cosa lo teneva bloccato, il motivo per cui non riusciva ad amare le donne. Lo sciamano gli disse che aveva sciolto il nodo, che da allora ora tutto sarebbe stato diverso e che il trauma di quella vita era stato sanato. Gli disse che avrebbe dovuto perdonare la donna che lo aveva abbandonato prima del tempo, e che solo così avrebbe rimarginato la ferita sua e di tutti gli antenati. L’uomo bianco salutò Hernan, prese lo zaino e si avvio verso Machu Picchu. Ora sapeva dove andare a suonare l’armonica del padre del suo bisnonno: al precipizio, dove avrebbe pronunciato le parole del perdono.

Uomo davanti al fuoco durante un rito sciamanico
Il protagonista del racconto che guarda machu picchu
Sciamano al tramonto

Luciano Guida - P. IVA: 11676200964 - Policy sulla Privacy e utilizzo dei Cookies