Si può suonare l’armonica a orecchio? Quali esercizi possiamo fare per migliorare l’orecchio e la comprensione delle melodie? In questa lezione affrontiamo questo argomento, e lo facciamo scoprendo anche come allenare le nostre capacità d’ascolto e come supportare l’orecchio musicale aiutandoci con la teoria, anche per meglio suonare l’armonica blues.
Argomenti della lezione:
L’orecchio assoluto e l’orecchio relativo.
Perdere l’orecchio assoluto e acquisire quello relativo.
Come si sviluppa l’orecchio musicale?
Studiare uno strumento musicale significa apprendere in diverse aree, e quando si studia l’armonica, sicuramente sviluppare l’orecchio musicale è una delle cose da imparare a fare. Perché dovremmo imparare a suonare a orecchio? Prima di scoprirlo chiariamo un concetto: imparare a suonare a orecchio non deve per forza significare non sapere nulla di teoria e non saper leggere la musica, significa invece imparare a riconoscere le note che ascoltiamo e soprattutto gli intervalli, che sono poi il pilastro su cui la musica si fonda.
Se impariamo a leggere la musica e anche a utilizzare l’orecchio, la teoria e l’orecchio si supportano a vicenda rendendoci dei musicisti migliori.
L’orecchio assoluto e l’orecchio relativo.
Dato che abbiamo accennato agli intervalli, vediamo ora cosa significano orecchio assoluto e orecchio relativo.
Chi possiede l’orecchio assoluto riesce a riconoscere le note senza l’ausilio di strumenti o di un suono di riferimento, in pratica se noi suoniamo un do lui riconosce che ha ascoltato un do, se suoniamo un fa diesis, lui lo riconosce e ci sa dire che è un fa diesis, e così via.
Avere invece l’orecchio relativo significa essere in grado di riconoscere gli intervalli, ovvero la distanza tra una nota e l’altra.
Mentre l’orecchio assoluto è più difficile da ottenere, l’orecchio relativo si impara più velocemente, e in effetti questo è quello che ci serve. Se impariamo a riconoscere gli intervalli delle note che ascoltiamo, ci basta poi trovare la nota di base per riconoscere tutte le altre.
Facciamo un esempio per meglio chiarire questi concetti:
Se io ho l’orecchio assoluto e qualcuno suona sull’armonica in DO i fori 4, 5 e 6 soffiati, io riconosco che ha suonato le note do, mi e sol. Se l’esecutore prende poi un’armonica in il LA e suona gli stessi fori, io dirò che ha suonato le note la, do# e mi.
Diversamente, se io ho l’orecchio relativo ma non assoluto, riconoscerò che chi suona l’armonica ha eseguito qualcosa come un do, mi e sol, ma non sarò sicuro che siano effettivamente quelle le note; infatti quando gli stessi fori verranno suonati sull’armonica in LA, io non saprò dire se ho ascoltato do, mi e sol, oppure la, do# e mi. Quello che conta è che però ho riconosciuto che la seconda nota distava una terza maggiore dalla prima e la terza nota una quinta dalla prima, oppure una terza minore dalla seconda.
In altre parole, nella mia testa io penserò sempre “do-mi-sol” e poco mi importa se sono giuste, mi basta scoprire poi che la prima nota che ascoltavo era un LA per sapere immediatamente che poi c’erano il do diesis e il mi. Come faccio a saperlo ? Semplice, io conosco le scale musicale egli accordi: ecco che la teoria musicale mi viene in contro.
Perdere l’orecchio assoluto e acquisire quello relativo.
Quando suonavo il pianoforte, ormai dopo dieci anni avevo sviluppato l’orecchio assoluto. Iniziando a suonare il sassofono contralto (in mi bemolle) piano piano ho cominciato a faticare a riconoscere le note assolute, questo perché quando si suona uno strumento traspositore, siamo portati a chiamare DO quello che invece è una nota diversa.
Con l’armonica avviene la stessa cosa, se suonassimo solo armoniche in do faremmo meno fatica a riconoscere i toni assoluti, ma suonando fino a dodici armoniche di diversa tonalità ecco che le cose si complicano.
Se io suonassi solamente l’armonica in re diesis, comincerei ad associare quella nota al mio DO, dato che nella mia testa il foro quattro soffiato è sempre un do. Chiaramente io so che non è vero, ma non mi interessa.
Per esprimere questo concetto in altre parole, possiamo dire che suonando molti strumenti accordati diversamente l’orecchio assoluto si può confondere ma sviluppiamo comunque l’orecchio relativo.
Come si sviluppa l’orecchio musicale per suonare l’armonica?
Per suonare l’armonica a orecchio, possiamo eseguire alcuni esercizi, come quello di cantare i nomi delle note che emettiamo.
Per esempio suoniamo i fori 4+, 4, 5+, 5, 6+ e cantiamo do, re mi, fa, sol; indipendentemente dalla tonalità dell’armonica scelta le note pronunciate saranno sempre le stesse.
Possiamo anche fare il contrario, prima cantiamo una frase musicale e poi la eseguiamo sull’armonica: sol, la, sol, fa, sol; e suoniamo 6+, 6, 6+, 5, 6+.
Non ci sono segreti, noi impariamo quello che pratichiamo, e più facciamo pratica con questi esercizi, meglio sviluppiamo l’orecchio.
Naturalmente possiamo anche provare a scrivere le note che ascoltiamo e iniziare a riconoscere gli intervalli, focalizzandoci sul loro suono e sull’effetto che fa quando li ascoltiamo.
Prova a suonare un 4+, 5+ e 6+, e poi un 4, 5 e 6; la senti la differenza? La prima combinazione è maggiore e ha un suono meno triste della seconda! Ripeti tre volte la combinazione dei fori aspirati e vedrai che noterai meglio il sapore malinconico.
Per concludere, suonare l’armonica a orecchio è fattibile, come abbiamo visto tuttavia è necessario allenarsi a riconoscere gli intervalli e dare un nome alle note che suoniamo sui vari fori dello strumento.
Io ti invito a praticare e ti do appuntamento alla prossima; buona musica!