Bentornato nel mi sito sull’armonica blues, oggi voglio farti conoscere il mondo degli effetti per il nostro strumento, mondo che prima o poi qualsiasi armonicista può trovarsi a voler scoprire per migliorare il proprio suono.
In questo articolo parleremo di delay, chiamato anche eco, di riverbero, dell’effetto chorus, oltre che dell’equalizzatore, del compressore, del flanger e del wah wah. Insieme scopriremo come applicare gli effetti e come regolarli per avere un suono dell’armonica ottimale e che incontri il nostro gusto.
Allegato a questo articolo trovi anche un video in cui potrai ascoltare i vari effetti su un fraseggio eseguito da me con l’armonica, vedrai che alcuni li riconoscerai subito e altri magari appariranno più “strani”. Pronto a iniziare questo viaggio sonoro? Cominciamo subito!
Il primo effetto per la tua armonica: la tua tecnica.
Quando si parla di effetti per armonica, la prima cosa che mi viene in mente è che consiglio sempre di lavorare prima sul proprio suono, ovvero il tono che riusciamo a ottenere dall’armonica in maniera naturale.
Ci basta conformare nella maniera adeguata la cavità orale per ottenere un tono corposo e rotondo, oppure sottile e squillante, perciò se sei alla ricerca di effetti per armonica perché pensi di dover irrobustire il suono e compensare una carenza nella tecnica pensaci un poco, anche perché prima di spendere dei soldi dobbiamo capire bene quali effetti servono davvero, e sono più utilizzati in ogni contesto, e quali invece modificano molto il suono e vanno quindi utilizzati in determinate situazioni.
Ricordati, il tono nasce innanzi tutto nel tuo modo di suonare. Detto questo, va osservato che per applicare effetti all’armonica dobbiamo per forza di cose passare da un microfono, a meno che non parliamo di effetto tremolo, vibrato e wah wah che ottenere senza ausili esterni.
Como si possono aggiungere effetti all’armonica? Possiamo applicare effetti all’armonica con diverse soluzioni: utilizzare dei piccoli apparecchi da interporre tra il microfono e l’amplificatore o l’ingresso del computer, oppure usare effetti già presenti sull’amplificatore, o ancora registrare l’armonica con il computer e applicare gli effetti in un secondo momento.
Le prime due soluzioni sono adatte per suonare dal vivo, mentre la terza è utile quando vogliamo modificare il suono dell’armonica con comodo e poter cambiare anche ogni volta che vogliamo; in ogni caso, che gli effetti siano esterni, hardware oppure software, il loro modo di funzionare ed essere applicati è identico, perciò un delay sarà sempre un delay che ripeterà le note che suoniamo, il riverbero aggiungerà spazialità al suono, e così via.
Come si utilizzano i pedali degli effetti? I pedali degli effetti sono apparecchi che nascono per modificare il suono della chitarra elettrica e possono tranquillamente essere impiegati anche con l’armonica, utilizzando un microfono ad alta impedenza, come il classico bullet. Questi apparecchi di solito sono di dimensioni ridotte e possono funzionare sia a batteria che collegati alla rete elettrica per mezzo di un alimentatore; nel caso volessimo utilizzare diversi effetti insieme si possono collegare in cascata, e costruire quella che si chiama “pedaliera”, la quale consiste in una valigetta che conterrà tutti gli effetti collegati tra di loro e pronti per essere alimentati e usati.
La pedaliera per armonica sarà simile a quella per chitarra, nella prossima immagine puoi vedere alcuni pedalini di effetti e una pedaliera.
I multi effetto per l’armonica: se vogliamo possiamo anche comprare apparecchi che riuniscono in un solo oggetto diversi effetti, in questo caso parliamo di pods. Un pod ti permette di configurare riverbero, delay, distorsioni e ogni altro parametro ci piaccia, e di salvare le configurazioni in maniera tale da essere facilmente richiamate in ogni occasione.
Questo tipo di apparecchio costa di più ma ingombra meno e offre molte più possibilità.
Anche i pod sono costruiti per la chitarra elettrica, come del resto anche gli amplificatori da usare con l’armonica. Ci sono alcuni apparecchi modificati appositamente per l’armonica ma in linea di massima si possono utilizzare gli amplificatori normali che troviamo in commercio. Quando compriamo un amplificatore con effetti incorporati (di solito apparecchi allo stato solido) utilizziamo i comandi sull’amplificatore stesso per modificare i parametri; alcuni amplificatori permettono anche di salvare diverse configurazioni, e addirittura di modificare ogni variabile attraverso il computer.
Nelle prossime immagini puoi vedere un modulo multi effetto e il pannello comandi di un amplificatore con effetti incorporati.
Il Pocket POD della LINE 6 offre molti effetti che si possono applicare alla chitarra, così come al microfono per armonica.
Molti amplificatori a stato solido offrono un modulo con effetti a bordo.
Gli effetti per armonica sul computer: utilizzando il computer per registrare il suono dell’armonica possiamo successivamente applicare gli effetti, esattamente come faremmo con quelli fisici; ci basta aggiungerli alle tracce audio. In questo caso di solito i programmi per registrare mettono a disposizione degli effetti con la loro finestra di configurazione molto carina con le manopoline o gli slider per emulare gli effetti veri; il grande vantaggio è che ogni modifica è reversibile, insomma con il computer abbiamo il massimo se vogliamo lavorare il suono per esempio per un disco.
Gli effetti software si possono anche acquistare separatamente e installare nei programmi per l’audio, si possono comprare in bundle come moduli multi effetto; in commercio ci sono tantissime possibilità.
Nella prossima immagine troviamo la schermata di controllo di un effetto equalizzatore.
Quali effetti possiamo aggiungere al suono dell’armonica? Gli effetti si dividono in diverse categorie, per esempio abbiamo effetti che modificano il suono di base come l’equalizzatore e il compressore, poi abbiamo effetti che aggiungono una “copia” del suono come i riverberi e i delay, gli effetti che cambiano il timbro o ne moltiplicano le frequenze come i chorus, quelli per le ottave, armonizzatori e altri.
Partiamo ad analizzare ora la prima famiglia di effetti.
L’equalizzatore ci permette di regolare il volume degli alti, dei bassi e dei medi (frequenze) come avviene nelle radio, mentre il compressore limita il volume in modo da rendere l’audio più incisivo e omogeneo attenuandone i picchi di volume. Ti ricordo che il compressore, agendo sul volume, fa parte della famiglia di effetti che lavorano sulla dinamica del suono.
Come si usa l’equalizzatore: questo effetto ci permette di abbassare e alzare il volume delle diverse frequenze del suono che vengono divise in bande; solitamente partendo da un suono di armonica naturale possiamo togliere un poco le frequenze basse, fino a 90Hz se l’armonica viene suonata insieme ad altri strumenti come il basso. Possiamo usare l’equalizzatore per rendere più presente il suono sulle frequenze medie, oppure aumentare le alte per un suono più cristallino; io consiglio sempre di non esagerare con gli effetti, questi possono sì migliorare il suono dell’armonica ma se non stiamo attenti anche renderlo innaturale, certamente possiamo sperimentare a piacimento.
Di seguito ti elenco alcuni tipici usi dell’equalizzatore con l’armonica.
Taglio sotto i 90Hz per non interferire con altri strumenti che suonano frequenze basse.
Per ingrossare il tono possiamo alzare leggermente dai 300 ai 500Hz.
Per diminuire fruscii posiamo abbassare sopra i 17kHz.
Per rendere il suono più presente si può agire intorno agli 800-1100Hz, aumentando il guadagno leggermente. Nella prossima immagine trovi la foto di un equalizzatore a pedale.
Come si usa il compressore: sul compressore abbiamo la possibilità di decidere in che momento questo debba intervenire sul volume (dopo quale soglia), e di quanto agire, ovvero di quanto abbassare il volume. In questo modo, ogni volta che il volume dell’armonica supera la soglia decisa esso viene abbassato in proporzione per non avere dei picchi troppo elevati.
Il compressore mette a disposizione anche altri parametri come il tempo di attacco e quello di rilascio. Il tempo di attacco permette di smorzare l’inizio dell’effetto compressione al superare della soglia di volume, mentre quello di rilascio il contrario; se mettiamo un tempo di rilascio troppo lungo la compressione rimane sempre inserita e il suono si appiattisce.
Di seguito riassumo il funzionamento dei parametri del compressore.
Al ridurre del tempo di attacco aumenta la compressione.
All’aumentare del tempo di rilascio aumenta la compressione.
Al diminuire della soglia di intervento aumenta la compressione.
All’aumentare del valore di compressione aumenta la compressione.
Naturalmente agendo in maniera inversa sui parametri anche l’effetto sulla compressione si inverte.
Nella prossima immagine trovi la foto di un pedale compressore.
Gli effetti di tipo riverbero e delay: questi effetti aggiungono al suono un riverbero (riflesso) oppure un delay (ripetizione del suono) in modo variabile; nel prossimo paragrafo osserviamo questi due effetti più da vicino.
Il riverbero: questo è insieme al delay quello più conosciuto e viene utilizzato non solo con l’armonica ma in pratica con tutti gli strumenti musicali e anche con la voce. Il riverbero emula il riflesso del suono sulle pareti e negli spazi come le stanze, le piazze, e rende il suono più brillante e piacevole. Questo effetto è utilizzato praticamente sempre nelle registrazioni in studio e personalmente lo utilizzo quotidianamente per i miei lavori; per quanto riguarda le esibizioni live è necessario valutare l’acustica del locale in cui si suona e dell’ambiente all’aperto, dove in pratica il riverbero potrebbe non servire affatto visto che si percepirebbe a stento.
Quando suoniamo in un tunnel o in una stanza vuota abbiamo un riverbero naturale, il processore effetti di solito ci permette di scegliere il tipo di stanza da simulare. Come sempre consiglio di non esagerare e di valutare bene come il suono cambia con le varie configurazioni.
Ecco un modulo riverbero nella prossima figura.
Il delay: questo è un effetto conosciutissimo, si chiama anche echo e ripete il suono in entrata con una certa frequenza e un certo numero di volte. Naturalmente con questo processore di effetti possiamo regolare il livello del suono ripetuto, il numero di volte, e spesso anche altri parametri. Un pizzico di delay rende il suono più completo, a volte possiamo usarlo insieme al riverbero, altre volte da solo per non “impastare” troppo il suono dell’armonica.
Il delay e il riverbero, lo ribadisco, sono i due effetti più utilizzati in ogni contesto musicale poiché riproducono ciò che avviene in natura: così come il riverbero riproduce il suono negli ambienti, il delay riproduce la echo che si produce quando per esempio urliamo su una cima della montagna.
Ecco un modulo delay nella prossima immagine.
Il chorus: l’effetto chorus fa parte di quegli effetti che modificano il suono in maniera più evidente, in particolare in questo tipo di processo si simula il fatto che ci siano diverse sorgenti sonore dello stesso tipo che agiscano insieme, da qui appunto il nome “chorus”. Il chorus funziona applicando al suono originale altro suono da esso derivato e con un piccolissimo ritardo. All’aumentare del ritardo aumenta l’incisività dell’effetto. Personalmente non utilizzo mai il chorus poiché mi piace il suono dell’armonica naturale, e come ho espresso in precedenza, in effetti utilizzo solo riverbero e delay, oltre chiaramente a equalizzatore e compressore.
Ecco un chorus a pedale nella prossima immagine.
Il flanger: questo effetto come avviene nel chorus lavora duplicando la sorgente sonora, applicando dei micro ritardi e lavorando sulle fasi del suono miscelato in modo da creare delle cancellazioni in determinate frequenze. Il flanger si può regolare in diverso modo fino a ottenere anche il famoso effetto wah wah; molto usato con le chitarre negli anni.
Ecco un flanger pedal nella prossima immagine.
Il modulo Octaver: questo è uno dei moduli effetti più utilizzati con l’armonica, si tratta di un effetto che aggiunge al suono in entrata il suono di un’ottava superiore, in pratica come se suonassimo le ottave con il tongue blocking. Il risultato dell’utilizzo del modulo “octave” è un suono più corposo, per questo è molto gradito dagli armonicisti che ricercano il Chicago sound con l’armonica, utilizzando microfoni bullet e amplificatori valvolari.
Nella prossima figura puoi trovare un pedale effetti ottava della Lone Wolf, un produttore che costruisce moduli effetti appositamente per l’armonica.
I moduli emulatori di amplificatore: come ultima categoria di effetti per armonica voglio farti conoscere gli emulatori di amplificatore, piccoli apparecchi in grado di simulare il suono ottenuto quando utilizziamo amplificatori valvolari di vario tipo. Questo effetto è comodo se vogliamo evitare di trasportare grossi apparecchi ma nello stesso tempo avere un suono “simile” a quello che otteniamo con questi collegandoci direttamente a un sistema PA, per esempio il mixer con le casse di un locale, oppure al computer.
In pratica i simulatori di amplificatore sono come degli amplificatori senza altoparlante e senza modulo di potenza.
Nella prossima figura puoi vedere un “Harp Break”, emulatore di amplificatore valvolare appositamente costruito per l’armonica dalla Lone Wolf; pensa che questo addirittura al suo interno ha una valvola!
Come è meglio combinare gli effetti per armonica? A prescindere dal fatto che ognuno può sperimentare come più gli piace, ti elenco di seguito alcune idee di configurazione per il collegamento in sequenza degli effetti. Gli effetti vanno collegati in cascata nell’ordine indicato. Per quanto riguarda i simulatori di amplificatore, li possiamo inserire prima o dopo.
Configurazione 1: Equalizzatore, compressore.
Configurazione 2: Equalizzatore, compressore, riverbero
Configurazione 3: Equalizzatore, compressore, delay
Configurazione 4: Equalizzatore, compressore, riverbero
Configurazione 5: Equalizzatore, compressore, delay, riverbero
Configurazione 7: Equalizzatore, compressore, chorus, riverbero
Configurazione 8: Equalizzatore, compressore, flanger
Configurazione 9: Octaver, equalizzatore, compressore, eventuali altri effetti come sopra.
Bene, siamo arrivati così al termine di questo articolo di presentazione dei principali effetti da scegliere per l’armonica; io ti auguro di trovare presto il tuo suono ideale e ti invito a guardare il video di seguito, dove potrai ascoltare gli effetti in azione. Ci vediamo presto!